ROSFER & SHAOKUN Face-Off No Land



I did try looking at these photographs standing still more to the side of the sheet rather than in front of it to withstand physical rapture. It didn’t work. These images capture your very inner core. It is a precipice of awareness. They are poems for the eye and scratches to the he¬art. They walk on the lines of a complex dia¬logue that moves amongst different forms of artistic expression. There is no real center of action. Rosfer & Shaokun’s photographic pro¬duction is like a landmark statement and par¬ticipates in the formulation of a renewed visual vocabulary, capable of building a new context. It’s a powerful description of the new giant of world economy: China as we know it today. Contemporary China, a country that today can dictate what is acceptable and what is not with a single gesture.
The collection of images is centered on a privi¬leged subject: the female body.Auseful meta¬phor to recall the history of a continent which has caused strong reactions and debate on wo¬man’s condition and social status.
The strength of these images lies in the aes¬thetic logic that makes photography a surgi¬cal expression capable of penetrating the most hidden feelings and, at the same time, defining the essential characteristics of beauty.
These photographs have shown me the shame¬ful, immobile, sometimes ignoble, and blatant situation of a nation struggling to find itself. Acountry told through the simple and basic gestures of a young woman ready to unveil the inner secrets and deepest bitterness of a gene¬ration subdued to silence.
The basis of this project is to establish a point of view, which here takes the bitter and indeli¬ble taste of a public denunciation.
The presence of the same Shaokun in the fra¬me requires a distinction between what is por¬trayed and the critical process that leads to the representation itself.
The rest is done through the abetting and pe¬aceful vision of the two artists, which in itself marks a point of no return towards the values of democracy, now a necessary priority.

In the “NO LAND IV’ series, photography turns more incisive and strongly communica-tive, thanks to the symbolic personification of idea. The Chinese party, represented by a red flag, is Shaokun’s face sinking in a sea of red sand, while the four social classes become four headless Barbies, no longer involved in whate¬ver interest or power dynamics.
The human element, as well as references to the East on the one hand and to consumerism on the other, place this work on the boundary between being an artistic performance and an ideological manifesto.
Here, photography is used as the most effective communication tool, since it allows to absorb different forms of expression.
The limits of contemporary China, spreading slogans like ‘global village’, are unveiled throu¬gh the critical comparison between symbols of the past and today, the East and the West.
In such terms of semantic research and analy¬sis, Chinese figurative culture becomes the preferred source for the two artists, the mental space where the ongoing changes reveal the in¬surmountable gap in time.
“87 NEW CHINESE ANGELS I/II‘ is the work that interprets par excellence such figurative approach, which finds its purest inspiration in history.
Consequently, a painting created during the Tang dynasty, under which China experienced a period of thriving artistic development, be¬comes a modern symbol of cultural rebirth and reawakening, which are possible only through constructive dialogue with the past and the wisdom it bears.
Rosfer and Shaokun’s artistic imaginary world stems from a complex and articulated reality which, beyond the limits of time and space, finds the symbolic dimension for her portrayal in photography.
Each shot contains the infinite ways of looking at the world that the two artists put at the basis of their creation, and everything seems wrap¬ped up in the vortex of a very peculiar com¬plicity.
A photograph created today to bear witness and essential tomorrow to not forget.
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Il processo della rappresentazione simbolica
Testo di Denis Curti

Ho provato a guardare queste fotografie stando fermo ai margini del foglio per resistere al rapimento fisico. Niente da fare. Queste immagini ti catturano nel profondo. E’ un precipizio di consapevolezza. Queste fotografie sono poesie per gli occhi e graffi al cuore. Camminano sulle linee di un dialogo complesso che si muove tra differenti forme di espressione artistica. Non c’è un vero centro dell’azione. La produzione fotografica di Rosfer & Shaokun è al pari di una dichiarazione epocale e partecipa alla formulazione di un rinnovato vocabolario visivo, capace di costruire un contesto nuovo. E’ una dirompente lettura del nuovo colosso dell’economia mondiale: la Cina di oggi. La Cina contemporanea, quel Paese che fa capire con un gesto che cosa è gradito e che cosa no. A guidare il percorso, le pose di un soggetto privilegiato: il corpo femminile. Una metafora utile a stabilire un fil rouge con la storia di un continente che, sulla condizione della donna e del suo riconoscimento sociale, ha suscitato scalpori e accesi dibattiti internazionali.
La forza di queste immagini risiede in quella logica estetica che fa della fotografia un’espressione chirurgica in grado di entrare tra le pieghe più nascoste dei sentimenti e, allo stesso tempo, di definire i tratti essenziali della bellezza.
In queste fotografie ho trovato l’essenza vergognosa e urlata e immobile, a volte ignobile, dello specchio di una nazione che fatica a ritrovare sé stessa. Un Paese raccontato attraverso i gesti semplici ed essenziali di una giovane donna pronta a svelare, dal suo interno, i segreti e le amarezze più profonde di più di una generazione sottomessa al silenzio.

Alla base di questo progetto c’è la definizione di un punto di vista, che qui assume il sapore amaro e indelebile della denuncia. La presenza della stessa Shaokun nell’inquadratura presuppone una distinzione tra ciò che viene ritratto e il processo critico che induce alla rappresentazione stessa. Il resto lo fa la visione complice e serena dei due artisti, che di per sé segna un punto di non ritorno verso i valori della democrazia, che diviene priorità necessaria.
La visione fotografica spiccatamente occidentale di Ruggero Rosfer diventa gesto cavalleresco, quasi d’altri tempi e per questo affascinante. Il suo intervento visivo si sposa con l’immaginario artistico di Shaokun e la critica dei controversi aspetti socio-culturali della nuova Cina diventa finalmente performance e messa in scena.

Nelle diverse serie l’elemento simbolico si espande con parsimonia, ma gioca un ruolo fondamentale, pronto a coinvolgere il linguaggio della comunicazione occidentale e la tradizione figurativa orientale.
In ‘FACE-OFF I/II/III’ i sinuosi lineamenti di Shaokun sono sfregiati dai frantumi di una maschera, mentre il disegno dell’home page di FaceBook si sfalda sul suo corpo e sul suo viso. La metafora affiora nei gesti di una donna-Cina che volontariamente si spoglia di un abito sociale e culturale che rifiuta, interrompendo le rotte di comunicazione con un mondo in cui i social networks dominano la sfera dei rapporti e la circolazione delle idee. Le tre fotografie conducono a una lettura su più livelli, in una miscela di parole e immagini, attraverso codici e significati densi e complessi. Le parole sul volto di Shaokun “Welcome to Facebook” superano lo stretto valore testuale e s’inseriscono in una struttura semantica che ha legami con il corpo di donna orientale, con il continente cinese e il suo rapporto con la libertà di espressione e comunicazione.
Lo stesso sviluppo economico e industriale della Cina viene filtrato dal fenomeno della mercificazione del suolo pubblico, messo al servizio di una pianificazione urbanistica che agisce senza criterio con sfratti e demolizioni indiscriminati. Ed ecco entrare in scena “NO LAND I/II’, una sequenza che recupera il legame con la terra e le radici della cultura cinese, trascurati dall’azione governativa. Shaokun appare sepolta da una montagna di riso nero: i ricordi della sua infanzia e delle sue origini le cadono addosso come i resti di quei palazzi demoliti, come i pezzi di quelle terre espropriate nell’ideale della metropoli diffusa. Nell’ininterrotto richiamo del presente ai simboli del passato e della tradizione, i due artisti scelgono i caratteri cinesi per esprimere orrore e disaccordo di fronte alle armi e al potere politico. Sul viso di Shaokun questo orrore è dipinto di rosso e di blu, mentre i suoi occhi chiusi si fanno significante collettivo di un’amarezza profonda e struggente.

Nella serie “NO LAND IV’, la fotografia si fa incisiva e fortemente comunicativa, grazie alla personificazione simbolica dell’idea. Il partito cinese, rappresentato dalla bandiera rossa, è il volto di Shaokun che sprofonda in un mare rosso di sabbia, mentre i quattro ceti sociali diventano quattro Barbies acefale, lontane ormai da ogni interesse e dinamica di potere. L’elemento umano, così come i richiami al mondo orientale da un lato e al consumismo dall’altro, pongono quest’opera al limite tra performance artistica e manifesto ideologico. Qui la fotografia viene impiegata come lo strumento di comunicazione più efficace, in quanto capace di assorbire differenti forme espressive.
I limiti di una Cina contemporanea, che diffonde slogan come ‘Villaggio globale’,vengono così svelati attraverso il confronto critico tra simboli di passato e di presente, di oriente ed occidente. In quest’ottica di ricerca e analisi semantica, la cultura figurativa cinese diventa la fonte prediletta dei due artisti, quello spazio mentale dove le trasformazioni in atto rivelano l’insormontabile divario temporale. “87 NEW CHINESE ANGELS I/II’ rappresenta l’opera che per eccellenza interpreta tale approccio figurativo, che nella storia trova l’ispirazione più pura. Ecco allora che un dipinto realizzato durante la dinastia Tang, sotto la quale la Cina conobbe un momento di grande sviluppo e fioritura artistica, si fa simbolo moderno di una rinascita e di un risveglio culturale, possibili solo nel dialogo costruttivo con il passato e la sua saggezza. L’immaginario artistico di Rosfer e Shaokun prende le mosse da una realtà complessa e articolata che, oltre i limiti del tempo e dello spazio, trova nella fotografia la dimensione simbolica per la sua rappresentazione.
Ogni inquadratura racchiude le infinite modalità di guardare il mondo che i due artisti pongono alla base della loro creazione e il tutto appare avvolto nel vortice di una singolarissima complicità.
Una fotografia realizzata oggi per testimoniare e che varrà domani per non dimenticare.