CORRADO LEVI Il titolo a voi (San Sebastiano)



Progetto architettonico e fotografie di 8&A architetti. www.8ea.it

Luca Beatrice
Corrado. A nos amour
(Il titolo, a voi)
Partendo dal presupposto che Corrado Levi non lo afferri, non lo prendi, ti sfugge da ogni
parte e quando sei (quasi) certo di averci capito qualcosa di ciò che ha in testa lui è già
altrove; pur sapendo che ogni sua opera è un enigma, una domanda aperta, qualcosa che non
ci prova nemmeno a proporre risposte, semmai altre domande; consapevole del fatto che non
esiste stile, linguaggio, materiale in cui identificarsi, riconoscersi, ogni volta che la mia strada
si incrocia con la sua ne esco sempre arricchito, stimolato, provocato, in qualche modo messo
in crisi. A seguire lui, il “ruolo” di curatore diventa del tutto superfluo, pleonastico, ma non mi
sono mai arreso, neppure poco meno di vent’anni quando realizzammo insieme una sua
mostra antologica a Torino. E ci “divertimmo” molto a cercare nel magazzino mnemonico di
Corrado i lavori essenziali, più importanti, quelli in cui si identifica, tranne poi all’atto finale
accorgersi che l’impianto della mostra risultava completamente stravolto. L’esatto contrario
di ciò che fanno gli architetti (Corrado è “anche” un architetto) che vogliono sempre tutto
preciso, tutto prestabilito. Non c’è nuovo e non c’è vecchio, le opere storiche diventano nuove
nel momento in cui sono riallestite in un altro tempo rispetto a quando sono state concepite,
poiché la novità si lega comunque al nostro sguardo, ogni volta nuovo, ogni volta diverso.
Dire di Corrado Levi che fa l’artista (tra i suoi mille mestieri, mille passioni) non gli rende
pienamente giustizia. Corrado è un artista, condizione necessaria, esistenziale, indispensabile
non differibile. La sua. Come tale condizione si incarni in un oggetto chiamato opera
(definizione molto spesso impropria) risulta persino irrilevante. Autore coltissimo,
appassionato conoscitore dell’arte del Novecento e oltre, figura di raccordo per diverse
generazioni per almeno vent’anni, generoso soprattutto con i più giovani, Corrado Levi è un
situazionista, perché situazionismo è libertà, per dirla con Fulvio Abbate: “una forma di
autoerotismo politico e culturale: un modo di riprendersi la vita, il piacere. Ed è ovviamente
anche una risposta alla miseria del ceto intellettuale italiano”. Arte di creare situazioni,
depistaggi, flanèrie.
E l’arte è sopra ogni cosa atto d’amore poiché alla creazione concorrono i nostri amori che si
ritrovano tutti insieme, che se siamo arrivati qui, a questo punto, è grazie a loro. Anche
l’amicizia è una forma d’amore, per certi versi la più assoluta perché non chiede niente in
cambio. Immaginatevi un’amicizia a triangolo: Corrado Levi, l’artista, Giancarlo Pedrazzini, il
gallerista, soldali da sempre, io. Giancarlo è una delle persone migliori, belle e autentiche che
ho incontrato nell’arte, un (ex) ragazzo che non smette di rincorrere il dono della vita con
entusiasmo, lui come me ancora padre ben oltre la metà dei cinquant’anni. Fu lui, allora, a
suggerirmi di indagare la poetica di Corrado, che conoscevo appena ai tempi del suo studio
milanese in San Gottardo, della galleria di Guido Carbone a Torino, di Ipotesi Arte Giovane, la
grande mostra promossa nel 1990 da “Flash Art” alla Fabbrica del Vapore. Lo conoscevo poco
e mi tenevo a distanza, persino imbarazzato davanti a una figura così carismatica, i miei
coetanei lo nominavano sempre “Corrado… Corrado” proprio come si fa con un guru. E poi
siamo diventati amici anche noi, pur non frequentandoci con assiduità, però ci vogliamo bene
e mi sembra davvero che parliamo la stessa lingua. Siamo tre persone arrivate all’arte per
amore.
Allora, non sarà più di un mese fa che Giancarlo mi annuncia di aver deciso di aprire un altro
spazio “di fronte alla Feltrinelli” a pochi passi dalla sua sede storica di piazza Baiamonti. Una
galleria bianca, non troppo grande, su strada. Non si poteva che inaugurare proprio con
Corrado: senza nulla togliere agli altri artisti, essere con Corrado in certe occasioni ha davvero
un significato particolare.

E allora come farla questa mostra, dopo averne discusso brevemente durante un pranzo?
Ognuno ci troverà le ragioni che meglio crede, così come il titolo “affidato a voi”, che il titolo
imposto dall’artista, dal curatore, in fondo è un limite, una convenzione che tarpa le ali della libertà
dell’arte.
Contro i limiti, le convenzioni, le definizioni, i linguaggi, gli stili Corrado Levi si batte da sempre e il
suo essere inafferrabile resta la dote principale tra le tante. Artista non lo si fa, lo si è,
indipendentemente dal prodotto o dall’oggetto. E’ un atteggiamento, un modo di vivere, una
condizione permanente dello spirito e un’attitudine fisica che va implementata e mantenuta con
l’allenamento, la palestra.
Abbiamo parlato un po’ della mostra a tavola, ma poco, e Corrado ci guardava con gli occhi azzurri
sornioni, il mezzo sorriso, un commento sulla Juve. Gli ho detto, Corrado non ci casco, non dirmi
niente, vedrò la mostra, scriverò dopo, prima sarebbe inutile, non ho voglia di parlare di cose che
magari non ci saranno perché cambierai idea all’ultimo momento.
Sono arrivato come gli altri il giorno dell’inaugurazione sapendo solo il titolo/non titolo per
ritrovarmi di fronte ai nostri amori. Le nuove opere di Corrado sono tutte bianche. Chiamarle
“quadri” è giusto un modo per chiamarle, e va bene così. Un breve ciclo dedicato a San
Sebastiano, il “suo” santo così giovane, così bello, così sfrontato, così porno. Soldato romano nato
in Francia, perseguitato per avere aiutato i cattolici, fu sottoposto al martirio delle frecce
sopravvivendone grazie alle amorose cure di Zoe, moglie di Nicostrato capo della cancelleria
imperiale, morì poi a causa della flagellazione ordinata da Diocleziano o più probabilmente di
peste, le fonti non concordano. Giovane uomo bellissimo, icona gay nella storia dell’arte con
versioni che vanno da Guido Reni a Salvador Dalì, da Luigi Ontani a Pierre et Gilles fino a Derek
Jarman, in molti ci hanno visto la combinazione di fisico forte ed attraente associato al  simbolismo
fallico  dato dalla serie di frecce acuminate da cui le sue carni risultano trafitte fin nel profondo, il tutto
immerso in uno sguardo estatico di dolore, ha interessato un numero molto ampio di artisti sia
omosessuali che eterosessuali per secoli.
Sebastiano è il filo conduttore, l’amore (im)possibile che innesca un altro grande amore di Corrado,
quello per l’arte: eccoli dunque in fila, tra accenni e citazioni che gli rimando con l’orgoglio dello storico.
Henri Matisse, Filippo De Pisis, Lucio Fontana, Giulio Paolini, Mario Schifano, Carolrama, Alighiero
Boetti. Ciascuno di loro è entrato nella sua vita, in momenti diversi, e Corrado ne avrebbe di storie da
raccontare. Un giorno mi disse “io ho imparato molto dai lavori degli altri. E poi s’introiettano a tal punto
che il tuo segno diventa il segno di Carolrama o di Boetti”
Noi costruiamo la nostra autobiografa attraverso gli altri e agli altri cerchiamo di restituire la stessa
emozione che abbiamo provato. Giusto quindi affidare il titolo a chi avrà voglia di guardare, di esserci,
proprio come ci siamo noi.